Uno dei vizi italiani è buttarla in politica, alzare bandiere e gettarsi nelle contese fra guelfi e ghibellini prescindendo dai dati reali e dalla dura fatica della verifica. Non hanno fatto eccezione le reazioni alla richiesta di informazioni integrative che la commissione VIA ha rivolto al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Eppure, la sfida tecnologica che spesso viene richiamata, non senza qualche punta di retorica, parte proprio dal progetto. Da un progetto esemplare, di altissima qualità, perfetto, senza il quale non c’è sfida tecnologica che tenga, ma solo il preludio a un disastro tecnologico, di tempi e di costi. Un progetto che non incorra, come successo in passato, in centinaia di “non conformità” – poi corrette – rilevate dalle società di certificazione dei progetti. Un progetto che, in tempi di cambiamenti climatici epocali, assuma la sostenibilità e la resilienza non come auspici vaghi, ma come impegni da assumere con numeri e cartografie alla mano, banche dati e carotaggi completi, piani di monitoraggio seri.
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