LA QUERELLE DEI RINCARI

Ance: in trenta mesi aumenti dei costi fino al 17,8% con gli indici ISTAT, con le opere del DL Aiuti si arriva al 23%

Un paper del centro studi dell’Associazione confuta che il dato del 12% di aumento dell’indice generale dei prezzi di produzione fra gennaio 2021 e giugno 2023 riportato dall’ISTAT in audizione in Parlamento sia adatto a rappresentare il fenomeno dei rincari e propone indici in cui il peso del costo dei materiali sia maggiore. L’indicatore migliore tiene conto del confronto dei SAL delle 500 opere ammesse a compensazione prima e dopo l’aumento dei listini. La nota conferma la frenata dei prezzi nel primo semestre 2023, ma i livelli restano molto più alti che nel 2021 – di Giorgio Santilli

Per l’ANCE la stima corretta dell’aumento dei costi dei materiali di costruzione tra gennaio 2021 e giugno 2023 è il +23% che si ottiene considerando l’aumento registrato nei SAL delle circa 500 opere ammesse alle compensazioni del decreto-legge Aiuti dopo l’applicazione dei nuovi prezziari delle stazioni appaltanti. Tra gli indici ISTAT dei prezzi della produzione nelle costruzioni, invece, è corretto considerare – per rappresentare meglio il fenomeno dei rincari – quelli in cui la quota dei costi dei materiali è più elevata (rispetto ad altre voci di spesa): in particolare l’indice per i capannoni industriali arriva a un aumento del 17,8% . L’Associazione dei costruttori torna con un paper del centro studi sulla querelle della stima dell’aumento dei prezzi di produzione tra il 2021 e la metà del 2023. La questione era stata sollevata dall’ISTAT nell’audizione del 19 settembre in Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR, quando l’Istituto di statistica aveva evidenziato che l’indice generale dei prezzi alla produzione nelle costruzioni «per gli edifici non residenziali e per le strade e ferrovie» si era attestato su un aumento di circa il 12% (si veda l’articolo del Diario dei nuovi appalti).

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