Crescono, fino a triplicare, i compensi dei componenti del Collegio consultivo tecnico (CCT). O almeno il tetto massimo ai compensi. E se il gettone pesante rende più attraente l’istituto per giuristi e tecnici che possono far parte dei collegi (come ha evidenziato Rosamaria Berloco nel suo prezioso intervento sul Diario dei nuovi appalti che si può consultare qui), dall’altro lato suscita già qualche perplessità nelle stazioni appaltanti e nelle imprese appaltatrici chiamate a caricarsi costi maggiori del passato, almeno sulla carta (cioè se il CCT viene poi concretamente attivato con richieste di pareri e determinazioni). Arma a doppio taglio: l’aumento dei compensi potrebbe contribuire a superare le resistenze dei professionisti alla partecipazioni ai collegi, ma rischia anche di rendere meno competitivo l’istituto proprio per le resistenze dei soggetti che dovrebbero attivarlo. Ancora sotto traccia, qualche lamentela si avverte già. E così il tentativo di rilancio fatto dal codice 36 – con un allargamento a forniture e servizi e una estensione della obbligatorietà che il Diario ha trattato a fondo con un altro articolo illuminante di Gabriella Sparano (si veda qui) – comincia già a dividere e rischia di lasciare spazio a interpretazioni riduttive e di fermarsi presto.
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