IL 3° RAPPORTO CAMERA-ANAC-CRESME

Per le infrastrutture strategiche disponibili 315 miliardi: crescono aggiudicazioni, contratti e lavori in corso

Le risorse coprono il 75% del fabbisogno degli interventi programmati. Tra gennaio 2021 e agosto 2023 aggiudicati oltre 163 miliardi di euro di lavori di cui il 52% (85 miliardi) relativi a opere PNRR. Rispetto al maggio 2022 il costo complessivo è cresciuto del 15% (54 miliardi) per i rincari dei costi di produzione ma anche per il ritorno del Ponte sullo Stretto di Messina nel programma. Le opere in corso passano da 64,5 miliardi del maggio 2022 a 86,5 miliardi. Crescita forte anche per i lavori contrattualizzati che passano da 10.125 a 32.038 milioni. – di Giorgio Santilli

Ci sono disponibilità finanziarie per 315 miliardi destinate alle infrastrutture strategiche che garantiscono il 75% di copertura a un programma complessivo di 448 miliardi. Questi numeri, che una volta sarebbero sembrati fuori della realtà, oggi alimentano concretamente «una nuova fase di crescita degli investimenti in opere pubbliche», un «ciclo espansivo che dovrebbe proseguire nei prossimi anni». Tra gennaio 2021 e agosto 2023 sono stati aggiudicati oltre 163 miliardi di euro di lavori di cui il 52%, pari a 85 miliardi, relativi a interventi inseriti nella programmazione PNRR-PNC. I numeri sono contenuti nel terzo Rapporto annuale del Servizio studi della Camera «Infrastrutture strategiche e prioritarie 2023», realizzato in collaborazione con l’Autorità nazionale anticorruzione e il CRESME (SCARICALO QUI) e presentato oggi alla commissione Ambiente della Camera. I dati sono aggiornati al 31 agosto 2023 e hanno il consueto corredo di 274 schede relative alle singole opere, disponibili nel sistema informativo SILOS della Camera . Il Rapporto enfatizza, rispetto al quadro generale, la «sfida realizzativa» che attende il mercato delle opere pubbliche, ma soprattutto evidenzia alcune novità importantissime nelle tendenze in atto delle opere strategiche e più in generale del mercato delle opere pubbliche.
Anzitutto l’aumento dei costi, quantificato nel 15% rispetto al dato di maggio 2022: pesa per 54 miliardi ed è dovuto – dice il Rapporto – «all’avanzamento progettuale e all’aggiornamento dei quadri economici per adeguamenti tariffari». Pesa però per 13,5 miliardi (il costo segnalato nel DEF di maggio) anche il ritorno nel programma delle opere strategiche del Ponte sullo Stretto cui si aggiungono 1,1 miliardi di opere complementari (oggi il costo del Ponte è stato ridimensionato a 11.630 milioni dalla legge di bilancio).
Seconda informazione fondamentale, lo stato di avanzamento delle infrastrutture prioritarie programmate dal 2015 e poi quello oggi forse più interessante delle opere PNRR-PNC. Per l’insieme delle infrastrutture prioritarie – più avanti del PNRR – crescono  soprattutto le opere in corso che da 64,5 miliardi del maggio 2022 arrivano a 86,5 miliardi. Crescita forte anche per i lavori contrattualizzati che passano da 10.125 a 32.038 milioni. Riduzione poco significativa delle opere al primo stadio (in progettazione), crescono anche i progetti in gara da 9,3 a 14,2 miliardi e quelli aggiudicati (ma non ancora contrattualizzati) da 10,5 a 19 miliardi. Fermi poco oltre i 30 miliardi i lavori ultimati.
Un passo indietro, ma anche accelerazione più brusca, per lo stato di avanzamento del PNRR-PNC che è stato monitorato non solo a maggio 2022 ma anche a dicembre 2022, oltre che con il dato di agosto 2023. L’esplosione è nella fase delle aggiudicazioni e delle contrattualizzazioni che balzano in 14 mesi rispettivamente da circa 1,5 miliardi a 10,4 e da 3,1 miliardi a 9,2. Questi 20 miliardi sono quelli in rampa di lancio del PNRR anche se bisogna ricordare che la quota maggioritaria di appalti integrati (che richiedono l’elaborazione della progettazione esecutiva) rallenta il passaggio ai cantieri aperti. Questo non toglie che dal maggio 2022 ad agosto 2023 i lavori in corso siano passati da 22,3 a 31,8 miliardi con un aumento del 43%.
A proposito di PNRR, un dato che può stupire molti è che le opere comprese nel Piano europeo sono coperte finanziariamente per il solo 77%. Un esempio significativo è quello del Terzo valico/nodo di Genova che manca ancora di circa 400 milioni su un costo totale di 7,9 miliardi dai documenti ufficiali attuali riportati nella scheda di SILOS, anche se le riunioni di questi giorni fra Governo italiano e commissione UE hanno evidenziato una crescita di questo  finanziamento mancante fino a 1,3 miliardi. La differenza è spiegata dai maggiori costi formalizzati dall’atto modificativo RFI-WeBuild per 700 milioni, appena firmato.

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