Secondo i dati dell’Osservatorio, inoltre, negli ultimi tre anni questi consumi di Big Tech risultano aumentati del 48% e di ben cinque volte rispetto a quanto sono cresciuti nel panorama mondiale. Tra il 2021 e il 2022, ad esempio, mentre a livello globale i consumi sono cresciuti del 3%, le grandi aziende del mondo digitale ne hanno prodotto il 18,4%. Si salvano, in parte, solo Google ed Apple: rispettivamente con 10,1 milioni di tonnellate e una flessione della CO2 emessa (-1,3%), e Cupertino con 20,6 milioni di tonnellate di Co2 emesse pari a -8,8% delle emissioni nella forbice 20/22. Con questo trend, al 2030 potrebbero salire al 12° nella classifica dei grandi inquinatori. Oltretutto, con gli investimenti nell’Intelligenza Artificiale l’inquinamento digitale aumenterà ancor di più. Infine, c’è da considerare anche lo spreco idrico per il raffreddamento dei centri dati. Dal 2019 al 2022, ad esempio, Google ha aumentato il consumo d’acqua del 63% portandolo a 21 mmc (milioni di metri cubi). Tutte le società, intanto, hanno previsto una strategia al 2030 e non solo di riduzione delle emissioni nelle loro attività. Ale Agostini (CEO Karma Metrix). “Il 3° osservatorio ESG Big tech ha confermato che non ci sono pasti gratis: anche digitale e intelligenza artificiale impattano in modo crescente sul cambiamento climatico. È fondamentale diffondere la consapevolezza e intensificare gli sforzi di tutte le aziende per renderlo più sostenibile. Sito web, App o AI: il digitale è sempre più energivoro è la parola d’ordine deve essere misurare e rendicontare la sostenibilità digitale. Fino a quando non avremo solo fonti di energia pulite, l’unica strada è risparmiare e limitare le emissioni di CO2 derivanti dalle tecnologie digitali”.
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