Per le prospettive dell’economia dell’eurozona la prudenza è sempre d’obbligo ma la buona notizia è che, almeno per quest’anno, le stime di crescita sono confermate. E per l’Italia la notizia è ancora migliore perché ora il PIL del 2024 non solo è confermato ma è rivisto in lieve rialzo.
Se pur in un contesto ancora debole e anche se non riparte di slancio, l’area euro risale la china e si lascia alle spalle il rischio di una recessione, come confermano le stime diffuse da Eurostat del primo trimestre che mostra un incremento dello 0,3%. Ma sono le nuove previsioni di primavera dell’Unione europea che tratteggiano il quadro più generale del prossimo biennio con il PIL che viene confermato a +0,8% mentre viene limato all’1,4% nel 2025. Tre mesi fa l’esecutivo comunitario indicava una crescita all’1,5% per il prossimo anno nell’Unione valutaria. La crescita dell’Ue è vista a 1% nel 2024 e +1,6% nel 2025. Sul fronte dell’inflazione, si prospetta un calo nell’area euro al 2,5% nel 2024 per ridursi ancora al 2,1% nel 2025. Il target Ue è così sempre più vicino. In Italia, l’inflazione è prevista all’1,6% quest’anno e all’1,9% nel 2025; in Germania al 2,4% e al 2%, rispettivamente; in Francia 2,5% e 2%; in Spagna 3,1% e 2,3%.
Per l’Italia, dopo il rallentamento nel 2023, la Commissione europea prevede ora che la crescita del pil in Italia sarà quest’anno dello 0,9% e l’anno prossimo dell’1,1% “poiché gli investimenti residenziali sostenuti dal governo saranno sostituiti dalla spesa in conto capitale sostenuta dal Recovery Fund”. A febbraio stimava 0,7% e 1,2% rispettivamente. Le previsioni contenute nel Def indicano, in un quadro tendenziale, una crescita dell’1% quest’anno e dell’1,2% il prossimo anno. Il deficit/pil dovrebbe attestarsi al 4,4% dopo 7,4% nel 2023 per risalire al 4,7% nel 2025. Il debito/pil interromperà la discesa rispetto al 137,3% nel 2023 per raggiungere il 138,6% nel 2024 e il 141,7% nel 2025. Il governo prevede, sempre a livello tendenziale, un rapporto deficit/pil quest’anno al 4,3% e l’anno prossimo al 3,7%; debito/pil rispettivamente al 137,8% e 138,9%. Il disavanzo pubblico diminuirà nel 2024, sottolineano i tecnici di Bruxelles, “perché verrà interrotto il consistente sostegno alla ristrutturazione degli alloggi”, e aumenterà nuovamente nel 2025, a politiche invariate. Il rapporto debito pubblico/pil è destinato ad aumentare nel 2024-2025 “a causa di un differenziale di crescita degli interessi meno favorevole e dell’effetto ritardato degli incentivi alla ristrutturazione delle abitazioni”. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sottolinea come “le previsioni della Commissione sono in linea con le nostre”. E torna a rimarcare: “sul debito purtroppo, gravano per cassa negli anni prossimi gli effetti negativi del Superbonus, D’altra parte, i dati europei sul rapporto debito-pil non incorporano gli effetti dei recentissimi provvedimenti che avranno effetti positivi sui conti”.
Sull’impatto del Superbonus sul debito italiano, il Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, usa toni rassicuranti: “voglio tranquillizzare tutti: non siamo di fronte a un rischio Grecia”. Quella del Superbonus “è una misura che certamente ha avuto anche degli effetti positivi ma che, essendo andata fuori controllo, è diventata un elemento pericoloso e il Governo fa bene, a nostro parere, a porvi rimedio”.
Guardando poi al confronto con le altre due principali economie dell’eurozona, l’Italia mostra nel 2024 performance migliori: stacca la Germania che vede una crescita piatta e stagnante nel 2024, +0,1%, e va meglio anche della Francia con il suo +0,7%. I rapporti di forza cambiano però analizzando il 2025: la Germania accelera di più e prevede una crescita dell’1% mentre la Francia sorpassa l’Italia con un +1,3%. Ma la terna Italia- Francia-Germania è addirittura surclassata dalla Spagna la cui economia mostra una salute più florida: +2,1% nel 2024 e +1,9% nel 2025.
Se le previsioni di primavera guardano al prossimo biennio, l’Istat nel Rapporto annuale sulla situazione del Paese traccia un quadro degli anni post pandemia. Nella fase di ripresa dallo shock del 2020, l’Italia mostra l’economia più resiliente tra le quattro maggiori dell’Unione Europea, crescendo a un ritmo più elevato e recuperando il livello del PIL di fine 2019 già nel terzo trimestre del 2021.
A confronto con l’ultimo trimestre del 2019, alla fine del 2023 il livello del Pil era superiore del 4,2 per cento in Italia, del 2,9 in Spagna, dell’1,9 in Francia e solo dello 0,1 per cento in Germania.
E, sottolinea ancora l’Istat, è stata proprio la ripresa in questi anni più recenti a riportare, a fine 2023, il PIL reale al livello del 2007, prima della grande tempesta finanziaria ed economica, mentre il 2001 e il 2019, la crescita dell’economia italiana è stata inferiore a quella osservata negli altri principali Paesi europei. Nell’ultimo triennio, gli investimenti hanno dato un contributo sostanziale all’attività economica in Italia, con un impulso importante – seppure decrescente nel tempo – dal comparto delle costruzioni, grazie agli incentivi governativi a sostegno dell’edilizia. Nell’ultimo anno la crescita degli investimenti, seppur in rallentamento rispetto al 2022, è stata più differenziata: al contributo delle costruzioni si è associato quello dei mezzi di trasporto, dei prodotti di proprietà intellettuale e, in misura minore, di altri impianti e macchinari e apparecchiature Ict. In particolare, nel 2023, in Italia il prodotto “è aumentato dello 0,9%”, contro una crescita dello 0,7% in Francia e del 2,5% in Spagna, mentre la Germania ha registrato un calo dello 0,3%. Secondo le stime preliminari dell’Istat, nel primo trimestre del 2024, la crescita congiunturale dell’economia è stata dello 0,7% in Spagna, lo 0,3% in Italia e lo 0,2% sia in Francia sia in Germania. Al netto degli effetti di calendario, la crescita acquisita per il 2024 sarebbe dell’1,6% in Spagna, dello 0,5 in Francia e Italia, e dello -0,2% in Germania.
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