LA SVOLTA DELL'AUTORITA' ANTICORRUZIONE

Il parere dell’ANAC esclude l’applicazione dell’equo compenso agli appalti pubblici fino a nuova norma non ambigua

Contrariamente a quanto si potesse ricavare dalla proposta di bando tipo 2/2023, in cui l’ANAC propendeva per la soluzione di un ribasso limitato alle sole spese generali, il parere di precontenzioso 101 sceglie l’interpretazione più drastica legittimando la posizione delle stazioni appaltanti che sceglieranno di disapplicare la legge 49 nelle loro procedure. Ma è anche un nuovo segnale a governo e a Parlamento sulla necessità di un chiarimento normativo che deve risolvere tutte le ambiguità e criticità del rapporto fra la legislazione sull’equo compenso e il codice 36 – di Gabriella Sparano

“Mentre il medico studia, il malato muore” recita un antico adagio, che oggi potremo adattare così: “Mentre il ministro della Giustizia studia la composizione e l’istituzione dell’Osservatorio sull’equo compenso e la cabina di regia, il dipartimento per gli Affari giuridici e legislativi della presidenza del Consiglio dei ministri e il MIT studiano la segnalazione dell’ANAC del 7 luglio 2023, la legge sull’equo compenso n. 49/2023 è disapplicabile negli appalti pubblici”.
È questo, infatti, il messaggio che si ricava leggendo il parere di precontenzioso dell’ANAC n. 101 del 28 febbraio 2024, che rischia di relegare la legge sull’equo compenso ai soli rapporti contrattuali stipulati iure privatorum, almeno fino a quando non ci sarà un intervento autorevole e istituzionalmente competente volto a chiarire finalmente il tanto discusso e incerto rapporto tra la normativa sull’equo compenso di cui alla L. 49/2023 e la disciplina contenuta nel Dlgs 36/2023.

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