Non c’è soltanto la partita del PNRR che si complica nella decisione assunta dalla commissione UE giovedì 16 novembre di deferire l’Italia alla Corte di giustizia per violazione della direttiva sui tempi di pagamento della PA. È vero, la probabilissima bocciatura della proposta italiana di rinviare di 15 mesi gli obiettivi fissati dal PNRR al 31 dicembre 2023 con il termine di trenta giorni per i pagamenti della PA rischia di mandare per aria una parte consistente della revisione generale del PNRR richiesta dall’Italia già ad agosto. Ma non sono meno rilevanti gli altri due aspetti connessi ai ritardi italiani sul tema: il primo è che, se non siamo ancora riusciti ad attuare al meglio la direttiva 2011/7 a dodici anni dalla sua entrata in vigore, non si capisce come faremo ad applicare il regolamento che la commissione ha proposto e che stringe ancora di più il rispetto del termine di trenta giorni (ricordiamo che i regolamenti, al contrario delle direttive, sono immediatamente vigenti e non hanno bisogno di essere recepiti dalla legislazione nazionale); il secondo riguarda i disagi che ancora oggi i ritardi dei pagamenti creano alle imprese, con problemi di liquidità che tanto più pesano in una fase di forte crescita dei tassi di interesse.
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