I NUOVI DATI DELL'AUTORITA' SULL'ATTUZIONE DEL CODICE

Due milioni di codici identificativi da inizio 2024 e 8.630 Pa convenzionate con le centrali: ANAC rivendica due successi su digitale e qualificazione

Dopo i ritardi dei primi due mesi dell’anno per il passaggio alla digitalizzazione, l’azione di recupero ha portato ad avvicinare il dato 2023 quando i codici furono nel primo semestre 2,2 milioni. Siamo a un 10% di distanza ma scontando il crollo di gennaio e febbraio la ripresa è piena. Le piattaforme certificate sono salite a 63. Sulla qualificazione le PA che hanno preferito la via della convenzione con una centrale di committenza (8.630) sono quasi il doppio di quelle qualificate in proprio. “Copertura garantita con metà soggetti”, dice ANAC – di Giorgio Santilli

I codici identificativi di gara staccati dall’ANAC nei primi cinque mesi del 2024 si avvicinano a quelli dello stesso periodo dello scorso anno: 2,2 milioni nel 2023, 1,98 milioni per il 2024. Sono i nuovi dati aggiornati dell’Autorità nazionale anticorruzione che fa il punto sulle due grandi partite del codice, la digitalizzazione piena e la qualificazione delle stazioni appaltanti. Su entrambe, l’ANAC guidata da Giuseppe Busìa, rivendica il successo. Il dato sui codici – dice ANAC – è “indice che la rivoluzione del sistema degli appalti, partita il 1° gennaio 2024, pur nelle iniziali difficoltà di avviamento, vede ora il sistema andare progressivamente a regime.
A inizio giugno 2024, risultano nell’elenco dell’Autorità 63 piattaforme certificate, di cui 16 (25%) messe a disposizione dai soggetti aggregatori”.
Per quanto riguarda la qualificazione delle stazioni appaltanti, “siamo passati – dice ANAC – da circa 26.500 stazioni appaltanti registrate a circa 4.400 ai primi mesi del 2024, tra qualificate in via ordinaria e con riserva. Aggiungendo i soggetti aggregatori iscritti di diritto, le stazioni appaltanti non soggette a qualificazione (per esempio, le strutture commissariali), risultano circa 5.000 stazioni appaltanti in grado di operare nel sistema”.
ANAC sottolinea anche i dati riferiti alle centrali uniche di committenza, rilevando che “oltre il 12% del totale delle qualificate sono centrali uniche; nei servizi e forniture, circa il 65% è qualificato con il livello massimo, un po’ più bassa la percentuale nei lavori (62%)”.
Quasi il 90% delle centrali uniche qualificate hanno conseguito il livello massimo di qualificazione. Le amministrazioni che hanno deciso di convenzionarsi con le centrali uniche sono 8.630, quindi il doppio delle stazioni appaltanti che hanno deciso di qualificarsi in proprio. Questo è l’indice più importante del successo della qualificazione che ANAC può rivendicare. L’Autorità la gira da un altro verso: “Abbiamo un grado di copertura del sistema degli appalti ampio, ma comunque ridotto rispetto a prima (pari a circa il 50% delle 26.500 stazioni appaltanti registrate), che era uno degli obiettivi della qualificazione”.
A un anno dall’entrata in vigore del codice e a sei mesi dalla digitalizzazione, il bilancio di Busìa è positivo. “Il sistema – dice ANAC – sembra funzionare bene. Le richieste di assegnazione di ufficio presentate ad ANAC da stazioni appaltanti non qualificate per l’individuazione di una stazione qualificata sono ad oggi molto limitate, meno di 30. Significa che nel complesso le Stazioni non qualificate riescono a individuare da sole, senza l’intervento dell’Autorità, quelle in grado di espletare le gare”. Poi l’annuncio sulla prossima tappa: “L’Autorità sta ora lavorando alla qualificazione delle stazioni appaltanti per la fase esecutiva, una delle fasi critiche del ciclo di vita dell’appalto, in questo periodo transitorio che vede fino al 31 dicembre 2024 i soggetti attualmente qualificati, qualificati anche per l’esecuzione”.

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