Ad aprile calano ancora i prestiti concessi dalle banche a imprese e famiglie anche se a un ritmo più contenuto rispetto al mese precedente. La pubblicazione statistica Banche e Moneta’, diffusa dalla Banca d’Italia, mostra, infatti, ancora una flessione dei prestiti al settore privato, corretti sulla base della metodologia armonizzata concordata nel Sistema europeo delle Banche Centrali (Sebc), del 2,2% sui dodici mesi mentre a marzo la contrazione era stata del 2,4%. Nel dettaglio, i prestiti alle famiglie si sono ridotti dell’1,2% sempre sui dodici mesi (-1,4 nel mese precedente) mentre quelli alle imprese si sono ridotti del 3,4% (-3,9% in marzo sui dodici mesi). I depositi del settore privato sono diminuiti dell’1,6% (il tasso di variazione sui dodici mesi era nullo in marzo) e la raccolta obbligazionaria è aumentata del 21,6% (18,7% in marzo). Se per le imprese continua la stretta sui prestiti, a salire sono invece i tassi che sono stati pari al 5,3% rispetto al 5,26% di marzo. Quelli per importi fino a 1 milione di euro per le piccole imprese sono stati pari al 5,70 per cento, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a questa soglia si sono collocati al 5,04 per cento. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari all’1,04 per cento (come nel mese precedente). Per le famiglie, invece, si alleggeriscono i nuovi mutui per l’acquisto dell’abitazione. Ad aprile, si conferma infatti la fase discendente, cominciata a fine 2023, e i tassi di interesse su questi prestiti, comprensivi delle spese accessorie (Tasso Annuale Effettivo Globale, TAEG) si sono collocati al 4,09 per cento (4,21 in marzo); la quota di questi prestiti con periodo di determinazione iniziale del tasso fino a 1 anno è stata del 14 per cento (come nel mese precedente). Il TAEG sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è collocato al 10,59 per cento (10,61 nel mese precedente). I nuovi dati diffusi dalla Banca d’Italia preoccupano “fortemente” le imprese. “La diminuzione dei prestiti alle famiglie dell’1,2% avrà ulteriori conseguenze sui consumi mentre il pesante decremento dei prestiti alle imprese, -3,4%, è destinato a incidere in maniera rimarchevole sugli investimenti e a cascata sull’occupazione e sull’economia italiana”, avverte la Cna. “Le banche devono evitare gli irrigidimenti e abbassare il costo del denaro”.
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