INFRASTRUTTURE MONDO

Ocse: la resilienza climatica è priorità globale, servono investimenti per 6.900 miliardi di dollari annui e buone pratiche

Il rapporto “The Infrastructure for a Climate-resilient Future. Building resilience to natural disasters” raccomanda ai governi “di tenere sistematicamente conto della resilienza climatica nella pianificazione delle infrastrutture e nei processi decisionali, anche dando priorità ai progetti sostenibili, per contribuire a ridurre la vulnerabilità sociale ed economica ed evitare costi a lungo termine”. La stima del fabbisogno di Ocse, Banca Mondiale e Un Enviroment fino al 2030 per assicurare la compatibilità con i Sustainable Development Goal e l’accordo di Parigi. – Red.Diar.

Inondazioni, uragani, aumento delle ondate di calore, stagioni di incendi più lunghe e aree sempre più estese colpite dalla siccità: sono gli effetti nel 2023 delle temperature globali record di circa 1,4 gradi Celsius al di sopra delle medie preindustriali. Effetti dall’impatto dirompente che pongono sfide sempre più pressanti alle infrastrutture in tutti i settori, dall’elettricità alle comunicazioni, dai trasporti all’acqua al trattamento dei rifiuti, e soprattutto nei Paesi in via di sviluppo che sono i più colpiti da questi fenomeni. Per rispondere a queste sfide servono massicci investimenti e, insieme, buone pratiche dalla fase di progettazione  a quella di realizzazione per  rendere le infrastrutture più resilienti di fronte a questi eventi sempre più frequenti e intensi.
L’Ocse torna a puntare i riflettori su queste nuove urgenze ed emergenze e a porre la questione della resilienza climatica delle infrastrutture come una “priorità globale”. A rilanciarla è il rapporto appena pubblicato, dal titolo “The Infrastructure for a Climate-resilient Future. Building resilience to natural disasters”, che vuole rivolgere un messaggio forte ai governi raccomandando loro “di tenere sistematicamente conto della resilienza climatica nella pianificazione delle infrastrutture e nei processi decisionali, anche dando priorità ai progetti sostenibili, per contribuire a ridurre la vulnerabilità sociale ed economica ed evitare costi a lungo termine”. E, rileva l’organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico, “le misure di resilienza climatica possono anche proteggere i rendimenti degli investimenti, garantire la continuità aziendale e sostenere con continuità la crescita e lo sviluppo economici”.

In occasione dell’ultima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28), ricorda l’Ocse, i Paesi si sono impegnati ad aumentare la resilienza delle infrastrutture entro il 2030. Massiccia è la quantità di risorse necessarie per perseguire questo obiettivo. Ocse, Banca Mondiale e Un Enviroment stimano un fabbisogno di 6,9 trilioni di dollari di investimenti annuali al 2030 per assicurare che questi siano compatibili con i Sustainable Development Goals e l’Accordo  di Parigi. Parallelamente, i beni infrastrutturali costituiscono una quota importante dei danni economici, con le perdite dovute ai disastri che sono aumentate di sette volte tra gli anni ’70 e il 2010, passando da una media di 198 miliardi di dollari a 1.600 miliardi di dollari. Questo, a sua volta, moltiplica le perdite (ad esempio, il mancato guadagno) per le imprese le cui attività sono state interrotte.

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