LA LUNGA FINE DEL 110%

Meloni, Giorgetti e il «disastro» del Superbonus: serve un’analisi seria per disegnare una exit strategy realistica

Si è rischiato il tracollo della finanza pubblica, evitato per l’intervento del Governo di novembre 2022. Ma si tace il contributo dato alla crescita e all’occupazione in momenti bui, lo straordinario successo dei bonus edilizi nel corso di un ventennio, la necessità di una politica alternativa di sostegno agli investimenti e al PIL (con il PNRR che resterà fermo a lungo) e di una politica per la decarbonizzazione degli immobili. Il dopo-Superbonus è ancora lontano ma non c’è più tempo: nella legge di bilancio va trovata anche la soluzione ai crediti incagliati – di Giorgio Santilli

Servono parole più misurate di quel termine «disastro» usato dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro Giorgetti sul Superbonus per avviare un’analisi definitiva – di cui avrebbero bisogno anzitutto i decisori politici – dei complessi effetti prodotti dal 110% sulla finanza pubblica e sull’economia italiana. Un’analisi storica che ricostruisca i passaggi decisivi di quella misura per capire i tanti errori fatti. E un’analisi economica che usi lo strumento controfattuale (cosa sarebbe successo se quelle misure non ci fossero state) per estrarre le cose buone e condividere qualche punto fermo per il futuro. Quell’analisi condivisa al momento è lontana e il vizio italiano di dividersi in guelfi e ghibellini non aiuta. Per molte ragioni – i crediti incagliati, le truffe da punire e non ripetere, gli impatti perduranti sui conti pubblici, la spinta al PIL, la necessità di una politica green di efficienza energetica sul patrimonio immobiliare – sarebbe bene che la riflessione fosse avviata subito.

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