Roma cambia il modello degli appalti. Tornano al centro le manutenzioni ordinarie e straordinarie su tutto il patrimonio edile comunale: qualcosa tra 90 e 100mila edifici che un censimento avviato dalle strutture capitoline dovrà contare con precisione. Una delibera firmata da Gualtieri e da mezza Giunta (assessori Zevi, Segnalini, Alfonsi e Catarci) affida al dipartimento Centrale appalti le procedure di affidamento di accordi quadro dai quali le singole strutture potranno attivare gli ordini per tutte le necessità. In altre parole, Roma mette in atto, ma per ora solo per la manutenzione, la stazione appaltante unica, richiesta da tempo dai costruttori per tutti i lavori pubblici della Capitale. Il modello potrebbe essere solo l’inizio di un processo tale da portare a ridisegnare l’intero iter di affidamento delle opere edili a Roma. Anche se per il momento parte dell’amministrazione appare cauta e fa sapere che “questo provvedimento è stato fatto per mettere ordine alle competenze riguardanti la manutenzione del patrimonio capitolino”, mentre ambienti vicini all’assessorato al Patrimonio usano toni più entusiastici: “modello esportabile per altri appalti nei lavori pubblici – dicono – non solo in Italia, ma in tutta Europa”.
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