Non si può dire che il Governo si sia fatto frenare dai magistrati della Corte dei conti che nella recente inaugurazione dell’anno giudiziario avevano chiesto l’altolà a qualunque proroga del cosiddetto scudo erariale, cioè la possibilità di perseguire i dipendenti pubblici soltanto per dolo e non anche per colpa grave (salvo il caso di omissione di atti o inerzia). Per tutta risposta Governo e maggioranza hanno approvato, in sede di conversione del Dl Milleproroghe, un emendamento che sposta la proroga, inizialmente prevista nel Dl al 30 giugno, al 31 dicembre 2024. Tuttavia, se la vediamo da lato del PNRR, è stata esclusa la possibilità di “scudare” i dipendenti pubblici da responsabilità erariali per l’intera durata del Piano, lasciando scoperti diciotto mesi e generando ulteriori tensioni e incertezze sulla sua attuazione. Ovviamente il Governo avrà la possibilità di ripensarci ed estendere la norma ulteriormente con il prossimo Milleproroghe ma è proprio questa gestione a singhiozzo che oggi non fa bene al PNRR e rischia di creare ulteriori difficoltà. Per altro anche di fronte alla Consulta, che dovrà pronunciarsi sulla legittimità costituzionale della norma, sarebbe stata più difendibile una posizione che collegasse direttamente lo scudo al PNRR che è comunque considerato alla stregua di un’emergenza nazionale.
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