Dopo l’”effimero” incremento di febbraio, rileva il Conferenze Board, a determinare il calo di marzo sono “i contributi negativi provenienti dallo spread di rendimento, dai nuovi permessi di costruire, dalle prospettive dei consumatori sulle condizioni commerciali, dai nuovi ordini e dalle richieste di disoccupazione”. Nel complesso, il Leading Economics Index segnala prospettive fragili per l’economia statunitense anche se non recessive. L’aumento del debito al consumo, i tassi di interesse elevati e le persistenti pressioni inflazionistiche continuano a rappresentare rischi per l’attività economica nel 2024. Il Conference Board prevede che la crescita del pil si raffredderà nella dopo la rapida espansione nella seconda metà del 2023.
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